C’era una volta una città portuale che ora non c’è più.
Il suo nome era Moynaq e, bagnata dalle acque del Mar d’Aral, era una cittadina rigogliosa e prospera, ricca di pescatori e di flotte di pescherecci che rappresentavano il suo principale sostentamento economico.
Il nome di questa affascinante città dell’Uzbekistan è rimasto lo stesso, ma la sua storia e il suo volto sono stati stravolti per sempre.
Moynaq è, difatti, il simbolo di uno dei più gravi disastri ecologici del XX secolo. Ma non disperate: seppure il suo aspetto e la sua identità sono cambiati nel tempo, l’anima e il cuore di questa città uzbeka sono rimasti immutabili e fedeli a sé stessi.
Visitare Moynaq, infatti, dà la sensazione di essere costantemente in bilico tra due realtà contrastanti che, però, coesistono senza alcun attrito. Mentre il paesaggio, con le carcasse di navi arrugginite che giacciono immobili su un deserto salato, non smette mai di raccontare la storia della catastrofe che l’ha investito, la vitalità della città continua a ricordarci la sua voglia di rivincita e rinascita.
A Moynaq, ciascun viaggiatore potrà vivere esperienze uniche nel loro genere, come partecipare a conferenze scientifiche o, all’opposto, scatenarsi al ritmo della musica elettronica tra le dune dell’Aralkum[1]. 150 chilometri più a nord, sull’attuale riva del lago di Aral, è anche possibile dormire in yurte tradizionali sotto le stelle nel deserto.
C’era una volta una città portuale che ora non c’è più, ma che ha saputo rinascere dalle proprie ceneri e che non aspetta altro che essere scoperta.
Il Mar d’Aral: il deserto più giovane del mondo
La storia del Mar d’Aral è, purtroppo, senza lieto fine. Situato tra il Kazakistan e l’Uzbekistan, era uno dei quattro laghi più grandi al mondo, un vero e proprio mare che, grazie alla sua biodiversità che contava più di venti specie di pesci endemici, nutriva e sostentava intere comunità.
Oggi, del Lago d’Aral rimane ben poco e le conseguenze della sua scomparsa gravano ancora pesantemente sull’ambiente e sulla popolazione.
Politiche di irrigazione e declino
Il Lago d’Aral, il cui nome deriva dal chirghiso Aral Denghiz, che significa “mare delle isole”, si estendeva su 68.000 km², alimentato dai fiumi Amu Darya e Syr Darya. Negli anni Sessanta, l’Unione Sovietica decise di trasformare la regione in un paradiso agricolo, deviando i due fiumi per irrigare campi di cotone e altre coltivazioni.
Queste ambiziose politiche di irrigazione ebbero conseguenze devastanti[2]: tra il 1960 e il 1986, il lago iniziò a prosciugarsi rapidamente, fino ad arrivare alle dimensioni odierne di circa 8.000 km². Oggi il lago è frammentato in quattro bacini distinti: il Piccolo Aral a nord, i bacini orientali e occidentali a sud, e il Lago Barsakelmes. Sebbene il cotone sia diventato la principale risorsa economica nazionale, tanto da essere definito “l’oro bianco” dell’Uzbekistan, il prezzo da pagare è stato altissimo.
Conseguenze ambientali
Il prosciugamento del lago e l’aumento esponenziale della salinità delle acque – aumentata di dieci volte – hanno reso impossibile la sopravvivenza di molte specie di pesci. L’evaporazione delle acque ha causato anche una trasformazione del clima locale, con forti escursioni termiche e un’aridità sempre crescente. Inoltre, le polveri inquinanti, trascinate da violente tempeste di sabbia fino a chilometri di distanza dal lago, rendono sterile e contaminata la terra su cui si depositano.
Per mitigare i danni, il governo uzbeko ha promosso la piantumazione di piante resistenti alla siccità per stabilizzare il terreno e numerosi interventi di bonifica, sostenuti dal progetto “Il mio giardino nel Lago d’Aral”[3].
La trasformazione di Moynaq
Moynaq, che un tempo si specchiava nelle acque del Lago d’Aral, si trova oggi a circa 150 km dalle sue rive. Questo semplice dato è sufficiente per comprendere come non ci sia un altro luogo dell’Asia centrale in cui la catastrofe del Mar d’Aral abbia avuto un impatto così forte sulla popolazione.
Declino economico
Il prosciugamento del Mar d’Aral ha portato alla scomparsa delle risorse ittiche, causando il collasso dell’industria della pesca, prima fonte di sostentamento della città di Moynaq.
Impatti sulla salute
I residui di pesticidi e il sale tossico, che giacciono sull’ex fondale del lago, vengono veicolati con la polvere nell’aria causando un’incidenza sempre maggiore di malattie come tubercolosi, cancro alla gola ed epatiti, che colpiscono la popolazione dell’area almeno tre volte in più della media del Paese.
L’aumento del tasso di disoccupazione ha costretto molte persone ad abbandonare Moynaq. Questa crisi ha devastato l’intero tessuto sociale della città: la povertà è aumentata, le opportunità educative sono diminuite e il lavoro minorile è diventato una triste realtà per molti bambini.
Moynaq oggi: cosa fare e vedere
Le strade di Moynaq sono tranquille, i palazzi portano i segni del tempo, e l’aria è pervasa da una calma dignitosa. Moynaq potrebbe non sembrare la classica meta turistica, ma è proprio questa sua singolarità e le sue attrazioni, uniche nel loro genere, che la rendono irresistibile.
Forse l’attrazione più iconica di Moynaq è il Cimitero delle navi, dove i relitti arrugginiti dei pescherecci giacciono arenati nel deserto, come enormi carcasse di balene metalliche abbandonate. Camminare tra queste navi è un’esperienza emozionante e surreale, che sembra trascinare i visitatori in una realtà parallela.
Il museo del Mare d’Aral
Il museo del Mare d’Aral è un piccolo ma meraviglioso scrigno di memoria e storia. Qui si trovano fotografie, documenti e reperti che raccontano la storia del lago e il suo tragico declino. I diorami e le esposizioni multimediali offrono una finestra sul passato, permettendo ai visitatori di comprendere ancora meglio l’impatto devastante delle politiche di irrigazione sovietiche.
Escursioni al Lago d’Aral
È possibile, con delle escursioni guidate, visitare il Lago d’Aral, attraversando l’Aralkum, risalendo per l’altopiano di Ustyurt e poi, perché no, discendere in un campo di yurte dove passare la notte per vivere una vera esperienza magica nel deserto che giace dove un tempo c’era il mare.
Gran Tour in Uzbekistan
17 giorni tra Moynaq, mare d’Aral, Via della seta e la natura dei monti Nuratau
Quando visitare Moynaq: clima ed eventi
Scopriamo insieme i periodi migliori per visitare Moynaq, esplorando il clima e gli eventi imperdibili di questa affascinante destinazione.
Clima
Per vivere al meglio la magia di Moynaq è consigliabile evitare il freddo rigido dell’inverno (con temperature che arrivano a -5°C) e il caldo torrido dell’estate. Il periodo ideale, dunque, va da aprile a giugno e da settembre a ottobre. Durante questi mesi, le temperature variano da 18°C a 30°C e le precipitazioni sono quasi assenti.
Un evento unico: lo Stihia Festival
Per chi sceglie di visitare Moynaq in giugno c’è la possibilità di immergersi nello Stihia Festival[4], un evento che dal 2017 attira appassionati di musica elettronica da tutto il mondo. Lo Stihia non è solo un festival, ma una vera e propria celebrazione della rinascita culturale della regione. Immaginate di ballare sotto le stelle nel cuore del deserto, avvolti da sonorità di artisti di fama internazionale, che spaziano dall’ambient techno all’acid techno, dal hardcore live alla techno-trance.
Non solo musica: il forum Stihia N+1
Ma lo Stihia Festival non è solo musica. Durante il festival, infatti, si tiene anche il forum scientifico Stihia N+1, un luogo di incontro per esperti internazionali e rappresentanti del governo uzbeko, dedicato a discutere le questioni ambientali della regione e le soluzioni innovative per il futuro. Qui, l’ecologia e lo sviluppo sostenibile sono al centro dell’attenzione, con l’obiettivo di sensibilizzare e promuovere cambiamenti significativi per il futuro.
Itinerari di viaggio suggeriti per visitare Moynaq
Sono diversi gli itinerari di viaggio che si possono intraprendere per visitare Moynaq. Ad esempio, In Asia Travel offre vari tour che includono la visita a Moynaq come parte di un’esperienza più ampia dell’Uzbekistan. Alcuni dei tour consigliati sono:
Gran Tour in Uzbekistan
L’avventura inizia a Khiva, tra le stradine di Itchan Qal’a, dove le case di fango si fondono con minareti e madrase decorati di turchese. Da Khiva, si procede a Nukus, con la straordinaria collezione d’arte del Museo Savitskiy, per poi spostarsi a Moynaq. Dopo una notte sotto le stelle, il viaggio continua verso Bukhara, un vero gioiello della via della seta. A seguire si esplorano Nurata e Sentyab, dove la vita rurale e i petroglifi antichi offrono un’esperienza autentica; Samarcanda e, infine, Tashkent e la valle di Fergana che chiudono il viaggio, rivelando la ricca cultura uzbeka.
Viaggio Straordinario in Uzbekistan
Si parte da Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, con il suo affascinante mix di antico e moderno. Da qui ci si sposta a Nukus, da dove si parte per un’escursione al Mar d’Aral e Moynaq. La meta successiva è Khiva e poi, attraversando il deserto Kizylkum, si arriva a Bukhara, famosa per la cittadella Ark e la Piazza Po-i-Kalyan. Le tappe successive sono Nurata e Samarcanda, per poi giungere nella valle di Fergana, con Kokand e Margilan, rinomate per seta e ceramica, prima del ritorno a Tashkent.
Viaggio Magico in Uzbekistan
Anche questo tour parte da Tashkent, dove si può visitare il complesso Khast Imam che custodisce il Corano di Usman[5]. Successivamente, ci si sposta a Termez, antica città ai confini con l’Afghanistan. Il viaggio prosegue a Shakhrisabz, città natale di Tamerlano[6], a Samarcanda e, poi, a Nurata, dove è possibile trascorrere una notte in una yurta con un’escursione al tramonto in cammello. A seguire si esplorano Bukhara, Khiva e infine Nukus e Moynaq, prima di rientrare a Tashkent.
In ogni caso, è importante ricordare che per qualsiasi necessità è possibile affidarsi a un tour operator, sempre disponibile a organizzare tour interamente personalizzati e su misura per ogni esigenza.
Note
1. L’Aralkum è un deserto creatosi di recente dal fondale un tempo occupato dal lago d’Aral, le cui rimanenze confinano a Sud e ad Est in Uzbekistan e Kazakistan, da Wikipedia, https://it.wikipedia.org/wiki/Aralkum↵
2. La scomparsa del Lago d’Aral da Focus, https://www.focus.it/ambiente/ecologia/il-lago-aral-sparisce↵
3. “Il mio giardino nel lago d’Aral”, https://iic-aralsea.uz/en/my-garden-in-the-aral-sea/ (en)↵
4. Stihia Festival, https://stihia.org/ (en)↵
5. ‛OTHMĀN (arabo ‛Uthmān), terzo califfo dell’Islām, dal 23 al 35 ègira (644-656 d. C.) da Treccani, https://www.treccani.it/enciclopedia/othman_(Enciclopedia-Italiana)/↵
6. Fondatore della dinastia timuride e artefice della restaurazione dell’Impero mongolo di Genghiz Khan, da Treccani, https://www.treccani.it/enciclopedia/tamerlano_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/↵