Situato all’estremità nord-orientale della Cambogia il Ratanakiri è una delle province più remote del Paese asiatico. Un appellativo che condivide con un altro grande territorio selvaggio, il Mondulkiri, di cui abbiamo parlato in un precedente post. Un viaggio nel Ratanakiri costituisce un’opportunità unica per entrare in contatto con una regione che ospita la più grande biodiversità biologica della Cambogia. Una geografia naturale che si distende su di un plateau basaltico formatosi milioni di anni fa e di cui oggi restano tracce riconoscibili nella caratteristica terra rossa del Ratanakiri.
È la prima cosa che colpisce percorrendo a bordo di jeep o minivan la strada che dalla pianura a ovest conduce fino al capoluogo provinciale di Banlung. Il centro abitato più popoloso di questa remota provincia è un luogo di frontiera, collegato attraverso strade perlopiù sterrate ai vari villaggi abitati dalle tribù khmer loeun sparpagliate in una vasta area coperta dalla giungla tropicale. Attorno al mercato di Banlung si svolgono la maggior parte dei commerci che uniscono la campagna al centro abitato. Pochi i negozi e ancora più rare le testimonianze architettoniche di epoca coloniale; da queste parti i francesi hanno avuto vita dura nell’operazione di “civilizzazione” ed europeizzazione del territorio. [toc]
Grande quanto l’Abruzzo, la provincia del Ratanakiri ospita una varietà di specie animali che ne fa il territorio a maggiore biodiversità[1] di tutto il sud-est asiatico. Giusto per dare un’idea: ci sono 44 specie diverse di mammiferi, 76 di uccelli, 35 di rettili e 26 di anfibi. E poi cascate, miniere di zirconi, un lago sacro di origine vulcanica e una rigenerante distanza dalla popolosa Phnom Penh e dagli itinerari turistici più battuti della Cambogia.
Un’esperienza a contatto con la natura e con una realtà rurale del sud-est asiatico meno conosciuto. Una nuova proposta di viaggio In Asia Travel per conoscere la remota provincia del Ratanakiri e il suo territorio.
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Khmer loeu, le tribù della giungla
A dispetto dei tentativi colonialisti prima e nazionalisti dopo, di definire e circoscrivere la varietà etnica delle tribù del sud-est asiatico, i tanti abitanti degli altopiani cambogiani difficilmente possono essere collocati all’interno di insiemi etnici precisi. Ne è una dimostrazione il termine khmer loeu[2], coniato nel 1950 sotto il governo di Sihanouk per indicare le varie minoranze etniche che abitavano le regioni remote del nord-est del Paese.
Un melting pot di culture e villaggi accomunati dall’agricoltura itinerante, dalla distanza rispetto ai maggiori centri di potere e da un sincretismo religioso che affiancava al tradizionale buddhismo Terhavada rituali animisti di antica tradizione.
Scavando sotto l’etichetta di khmer loeu, un’utile semplificazione per i progetti nazionalistici dei primi anni Cinquanta, incontriamo un totale di 22 gruppi etnici di cui i Buong costituiscono la maggioranza (ne abbiamo parlato qui). La relazione tra tribù degli altopiani (khmer loeu), tribù della pianura (khmer islam) e maggioranza khmer (khmer kandal) ha seguito gli sconvolgimenti storici del Paese nel corso del Novecento. Modernizzazione forzata, alleanze con gli khmer rossi in funzione antigovernativa, perdita di identità culturale con l’avvento di Pol Pot e una generale indifferenza da parte dello Stato con la caduta del regime degli khmer rossi.
Se volete approfondire la questione potete dare un’occhiata (qui) alla pagina di Wikipedia dedicata alla minoranze etniche del Ratanakiri. Rispetto al nostro approccio nei confronti del turismo di comunità potete leggere questo articolo, oppure andare direttamente alla pagina etica di viaggio di In Asia Travel. Prendiamo molto a cuore simili questioni e ci teniamo a condividere con i nostri lettori e ci auguriamo futuri viaggiatori, gli obiettivi di un turismo responsabile per limitare al massimo l’impatto sulle realtà locali.
Ratanakiri: cosa vedere nella provincia remota
Situata grossomodo al centro del Ratanakiri la cittadina di Banlung, poco più di 30mila abitanti, è l’avamposto naturale da cui partire all’esplorazione di questa provincia remota. Nei dintorni dell’abitato escursioni in giornata verso le cascate di Kachang e Cha Ong. Una decina di chilometri a est il lago vulcanico di Yeak Laom, mentre a sud e a nord si trovano rispettivamente le vaste riserve naturali di Lumphat e Virachey. Insieme coprono quasi la metà dell’intero territorio provinciale.
Cascate Kachang e Cha Ong
Entrambe le cascate prendono il nome dai rispettivi villaggi abitati dalla minoranza etnica Kreung e situati a una decina di chilometri di distanza da Banlung. La cascata di Cha Ong si trova a nord-ovest dell’abitato e dopo un salto di oltre sedici metri si apre in un’ampia piscina naturale. La particolarità di questa cascata è dovuta all’azione erosiva dell’acqua che ha scavato la roccia consentendo di raggiungerne la parte posteriore.
Più a sud la cascata di Kachang è alimentata dalle acque del fiume Kantoeng, affluente del Sre Pok, uno dei maggiori fiumi della Cambogia e tributario del Mekong.
Il lago vulcanico di Yeak Laom
Un luogo magico, e non solo per la stupefacente bellezza del contesto naturalistico. Immerso nella giungla cambogiana il lago Yeak Laom è legato alla cultura e ai rituali della minoranza Tompuon che considera il luogo sacro. L’origine leggendaria del lago segue la storia di un gigante e del suo tentativo di recuperare la giovane figlia fuggita o forse rapita (chissà!) da un corteggiatore. Nel tentativo di riportare a casa la ragazza la leggendaria creatura si dette da fare per scavare un’enorme buca che una volta riempitasi d’acqua dette origine al lago.
I geologi con meno poesia e più precisione fanno risalire l’origine del Yeak Laom a un’esplosione vulcanica verificatasi 700mila anni fa[3] dalla quale si formò il lago: un cerchio perfetto di 750 metri di diametro e con una profondità massima di 48 metri. Con tutta probabilità non troverete in Cambogia uno specchio d’acqua tanto pulito e invitante per fare il bagno. E infatti una volta arrivati qua non resta che mettere da parte gli zaini e tuffarsi nel lago. Ovviamente non mancano leggende di mostri marini, ma non lasciatevi intimorire. Non dimenticate che, considerata la sacralità del luogo, nel rispetto della cultura locale per fare il bagno è necessario considerare un vestiario casto come maglietta a maniche corte e pantaloncini al ginocchio.
Cimiteri animisti e miniere di zirconi
I territori settentrionali del Ratanakiri rientrano in gran parte all’interno del vasto Parco Naturale di Virachey. Una delle regioni più remote della Cambogia, coperta da una fitta foresta tropicale, con boschi di bambù, innumerevoli cascate e corsi d’acqua. È lungo queste strette valli fluviali che abitano le minoranze etniche Brao, Kreung, Jarai e Kavet. Ed è questo l’itinerario che seguiamo, con guide locali, lungo il corso del fiume Tonle San, trasportati da una lancia a motore arriviamo ai villaggi e da qui a piedi attraverso la foresta fino ai cimiteri animisti. Il viaggio diventa esperienza di contatto con le realtà locali e le loro tradizioni, dove lo scambio è fatto di relazioni e conoscenza reciproca. Un incontro, ci piace ricordare, che non sarebbe possibile senza l’aiuto di guide del posto.
Non lontano da Banlung, la capitale provinciale, si trovano alcune delle più celebri miniere di gemme di tutta la Cambogia. La particolarità degli zirconi del Ratanakiri sta nella loro inconfondibile e unica colorazione. Un azzurro così intenso da imitare il cielo del Paese. Gli scavi per recuperare le pietre preziose sono quanto di più singolare si possa immaginare. Dimenticate gli sbancamenti delle miniere di diamanti, perché gli zirconi del Ratanakiri vengono estratti scavando dei pozzi verticali grandi abbastanza per lasciar passare un uomo. Le pietre preziose si trovano ad una profondità di dieci – quindici metri e, una volta portata in superficie, la terra viene setacciata alla ricerca delle gemme. Dopodiché il pozzo viene ricoperto e si prosegue a effettuare nuovi scavi.
L’attività dell’estrazione di zirconi è purtroppo molto controversa, considerati il coinvolgimento di bambini e gli enormi rischi connessi alla totale assenza di misure di sicurezza. La visita delle miniere è dunque di per sé discutibile. In qualità di tour operator responsabile il nostro intento non è in alcun modo mirato ad offrire ai nostri viaggiatori l’opportunità di acquisto di zirconi a buon prezzo ma, al contrario, includiamo questa escursione per stimolare la consapevolezza sulla difficile realtà che si nasconde dietro la vendita di questo genere di prodotti.
Come arrivare a Banlung – Ratanakiri
Da Phnom Penh a Banlung il viaggio in autobus dura circa sette ore. La strada è asfaltata e in buono stato. Rispetto a qualche anno fa la comunicazione tra le province remote della Cambogia è migliorata in maniera significativa. Una nuovissima via di comunicazione unisce infatti Sen Monorom (Mondulkiri) a Banlung (Ratanakiri) in poco più di tre ore.
Quando visitare il Ratanakiri
I mesi migliori per visitare il Ratanakiri vanno da metà Novembre alla fine di Febbraio con la stagione secca e una minore probabilità di fastidiose precipitazioni. Rispetto alle zone pianeggianti, dove si trovano Phnom Penh e Siem Reap il clima della provincia, data l’altitudine, risente meno dell’umidità e dell’afa, con notti fresche e un mare di stelle sopra la testa.
Note
1 Ratanakiri Province, geography and climate, Wikipedia (en), 10 marzo 2021, da https://en.wikipedia.org/wiki/Ratanakiri_Province#Geography_and_climate↵
2 Khmer Loeu, terminology, Wikipedia (en), 10 marzo 2021, da https://en.wikipedia.org/wiki/Khmer_Loeu#Terminology↵
3 Lake Yeak Laom, geology, Wikipedia (en),10 marzo 2021, da https://en.wikipedia.org/wiki/Lake_Yeak_Laom#Geology↵