L’entrata in scena di Mandalay nella storia del Myanmar è piuttosto recente, per quanto quest’area geografica abbia rappresentato per secoli il cuore politico della nazione. Le cittadine di Pinya, Sagaing, Ava, Amarapura e Shwebo, nei dintorni di Mandalay, sono state a partire dal XIV secolo capitali dei vari regni birmani. Una linea di potere che con alterne vicende si sarebbe interrotta proprio qui, a Mandalay.
La seconda città del Myanmar per numero di abitanti, cuore commerciale ed economico della Nazione fu fondata nel 1857 da re Mindon Min[1], penultimo sovrano a regnare sul Paese. A lui si deve la costruzione del palazzo reale, su modello della Città Proibita di Pechino e una significativa opera di modernizzazione attuata durante gli anni del suo regno. Alla sua morte il figlio sarebbe stato l’ultimo sovrano dell’ultimo regno di Birmania. Nella seconda guerra anglo-birmana la città cadde per mano degli inglesi che saccheggiarono il palazzo e bruciarono la biblioteca reale.
Mandalay avrebbe continuato ad avere negli anni seguenti un ruolo di primo piano nella vita culturale e religiosa del Myanmar, testimoniato dalle mete e dai luoghi d’interesse presentati in questo articolo. Tra le tante destinazioni in Myanmar che possiamo scegliere, quello a Mandalay è un viaggio affascinante e necessario per capire la storia recente del Paese.
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Collina di Mandalay
Ai piedi della collina di Mandalay la città si distende verso sud lungo le sponde del fiume Irrawaddy. In un territorio altrimenti pianeggiante, il promontorio è un punto di riferimento naturale punteggiato di stupa e monasteri, pagode e luoghi di culto visibili tra la vegetazione. I pellegrini compiono la salita alla collina indugiando di fronte alle statue di Buddha o sedendo ai tavoli di astrologi e cartomanti per farsi raccontare il futuro. Altri affollano le tante bancarelle lungo il cammino; in vendita mala buddhisti, fiori, tessuti, bibite e frutta fresca. La collina è piena di vita, eppure rispetto alle affollate strade di Mandalay, è capace di regalare spazi di silenzio e contemplazione.
Basta non avere fretta di raggiungere la cima e godersi il percorso tra i vari templi e pagode che incontriamo lungo la salita. Vale la pena seguire la curiosità personale, accedere ai luoghi di culto, qualche foto e poi di nuovo seguire le scalinate che conducono alla vetta. Un percorso tutt’altro che impegnativo che partendo dai due imponenti chinthe[2] a guardia dell’ingresso (lato sud), serpeggia lungo i fianchi della collina fino al colossale Shweyattaw Buddha. La statua si trova a metà percorso, ritta in piedi, con il braccio destro alzato e l’indice puntato in direzione del Palazzo di Mandalay. Sulla cima della collina l’ampia terrazza della pagoda Sutaungpyei è il punto di arrivo della salita, senz’altro affollato, ma sosta necessaria per ammirare un tramonto sbalorditivo e una spettacolare vista su tutta la città.
Prendetevi del tempo per assaporare l’atmosfera della collina di Mandalay, per curiosare tra le bancarelle e i templi minori, osservare i giovani innamorati che si scattano foto dal belvedere in un contesto tranquillo e accogliente.
Pagoda Kuthodaw
La storia della pagoda Kuthodaw rispecchia in maniera drammatica le turbolente vicende storiche e politiche del Myanmar sotto la dominazione britannica. Quando iniziò la sua costruzione, nel 1860, per volere di re Mindon Min, il sovrano fece incidere su 729 lastre di marmo l’intero testo canonico del Buddhismo Theravada. Sulla sommità dell’imponente stupa, all’interno della pagoda, fece collocare una corona in oro e argento con incastonati diamanti e pietre preziose. Le porte di accesso erano in legno di tek, mentre per le piastrelle delle terrazze fu impiegato il più prestigioso marmo italiano.
Con l’annessione del Myanmar da parte degli inglesi nel 1885, la pagoda di Kuthodaw venne saccheggiata in maniera indiscriminata, dai gioielli della corona, al marmo delle piastrelle. Perfino i mattoni impiegati per la costruzione dei muri e degli edifici vennero divelti e utilizzati per la pavimentazione delle strade[3]. Uno scempio senza precedenti che lasciò intatte solo le 729 lastre in marmo del canone buddhista. La ricostruzione della pagoda che nella sue linee ricorda la Shwedagon Paya di Yangon, cominciò nel 1892 grazie a donazioni pubbliche e private. Quella che vediamo oggi è il risultato dell’impegno e della devozione di migliaia di fedeli che hanno partecipato al restauro della pagoda e del libro più grande del mondo inciso sulla pietra per volere del penultimo sovrano del Myanmar.
Pagoda Mahamuni
Ma è veramente oro quello che vedo? La domanda è solo sussurrata nella parte più sacra del tempio. Dove si trova una statua del Buddha in posizione del loto. Una domanda di cui i pellegrini conoscono la risposta, aggiungendo in segno di devozione sottilissime foglie d’oro al corpo del Buddha. La parte inferiore e quella superiore ne sono interamente ricoperte, solo il viso ne è libero, lavato con cura ogni mattina dai monaci. Il tempio di Mahamuni è uno dei luoghi di pellegrinaggio più sacri di tutta la Birmania, al pari della Roccia d’oro Kyaiktiyoe dei templi della piana di Bagan.
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La struttura attuale è relativamente recente, ricostruita nel 1896 a seguito di devastanti incendi verificatisi una decina d’anni prima. Il luogo è un’oasi di pace circondata da alberi, giardini e templi minori con varie statue di cui vale la pena accennare la storia. Molte di queste infatti furono scolpite per abbellire i templi di Angkor Wat, ma da qui presero la strada della Thailandia dopo la conquista siamese del regno khmer. Una volta ad Ayutthaya, capitale reale del regno del Siam, subirono una sorte simile. Nel 1564 il condottiero birmano Bayinnaung conquistò la città e portò le statue a Bago la sua capitale[4]. Di conquista in conquista le statue raggiunsero l’odierna collocazione nella città di Mandalay. Nel sud-est asiatico le storie si intrecciano molto più di quanto potremmo immaginare.
Palazzo di Mandalay
Spiace ammetterlo, ma la visita al Palazzo di Mandalay è tanto deludente, quanto alte sono le aspettative di fronte al suo ingresso. Visto dall’esterno, oppure dall’alto della collina di Mandalay, il palazzo reale non passa di certo inosservato. L’ampio fossato, largo più di 60 metri, le mura merlate con i loro 48 bastioni e le quattro grandiose porte sembrano suggerire una storia diversa che è poi quella dell’antico palazzo sede degli ultimi sovrani birmani.
La sua costruzione terminò nel maggio del 1859, realizzata su modello della Città Proibita di Pechino come altre strutture simili nel sud-est asiatico. Otto anni dopo l’edificio venne saccheggiato dall’esercito inglese che dette alle fiamme la biblioteca reale e si acquartierò tra le mura del palazzo, ribattezzandolo Fort Dufferin. Il colpo di grazia sarebbe arrivato nella seconda metà del Novecento, con l’occupazione giapponese di Mandalay e la distruzione del palazzo a opera dei bombardieri alleati.
Quello che vediamo oggi è una ricostruzione degli anni Novanta frutto dell’orgoglio patriottico della giunta militare. Un lavoro che ha sì tenuto conto dell’originaria distribuzione degli edifici e della struttura generale del palazzo, a scapito però, con tutta probabilità per motivi economici, dei materiali usati per la sua costruzione. Un’abbondanza di cemento armato e lamiere ondulate a copertura dei tetti, ben diverso dall’antico palazzo reale costruito interamente in legno di tek. L’unico edificio originale che vedrete nel Palazzo di Mandalay è il monastero Shwenandaw, un piccolo e prezioso ricordo di quello che doveva essere, un tempo, il palazzo reale degli ultimi re birmani.
Nei dintorni di Mandalay
L’itinerario seguente tocca i principali luoghi d’interesse nei dintorni di Mandalay. La cittadina di Amarapura con il ponte in tek più lungo del mondo si trova una decina di chilometri a sud di Mandalay. Da qui dopo aver attraversato l’Irrawaddy si raggiunge la scenografica collina di Sagaing, mentre più a nord si arriva alla pagoda di Mingun, un colossale edificio in mattoni che ha dell’incredibile. Il viaggio in battello di poco più di un’ora consente di ritornare a Mandalay ultimando questo percorso ad anello.
Amarapura e Ponte U Bein
La piccola cittadina di Amarapura è un rinomato centro di produzione di tessuti, il luogo ideale se avete intenzione di fare acquisti prima della partenza. Molto più economico qui che nei negozi di Mandalay. Stretta tra il fiume Irrawaddy a ovest e il lago Taung Tha Man a est Amarapura è celebre per il suo ponte in legno di tek, il più lungo del mondo con i suoi 1200 metri di estensione. Un’opera realizzata nel 1859 su iniziativa di U Bein, sindaco di Amarapura che di certo mai si sarebbe aspettato un successo simile. Al tramonto la quantità di turisti in fila per attraversarlo è notevole, ma nonostante questo vale la pena visitarlo. Anche solo per ammirarlo dalle sponde del lago.
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Collina di Sagaing
Il colpo d’occhio è tra i più belli di tutto il Myanmar. Il fiume Irrawaddy, la collina verde di Sagaing punteggiata di una quantità incredibile di stupa bianchissimi. Un’immagine che ci ricorda quanto importante sia il buddhismo per il Myanmar, capace di tenere unito un popolo, molto più del terrore suscitato nei decenni dalla giunta militare. Un sentiero segue i fianchi della collina alta 250 metri toccando stupa grandi e piccoli, fino ad arrivare sulla cima dove si trova la magnifica pagoda Sone Oo Pone Nya Shin. All’interno della struttura sono collocati due imponenti Buddha, ma è il panorama all’esterno a catturare l’attenzione con il fiume Irrawaddy a tagliare in due l’orizzonte.
Mingun e la pagoda di mattoni
Quello che da lontano può sembrare una formazione rocciosa naturale è uno dei monumenti più incredibili che potete trovare nei dintorni di Mandalay. La costruzione dello stupa di Mingun fu iniziata nel 1790 per volere del re Bodawpaya e mai ultimata. E dire che il sovrano aveva tutta l’intenzione di farlo, ma una previsione dell’astrologo reale ne raffreddò gli entusiasmi. Se la pagoda fosse stata ultimata il re sarebbe morto. Inutile dire che Bodawpaya mise da parte i progetti e tornò a occuparsi di altre faccende. Tipo fare figli, ne ebbe 120 tra femmine e maschi e assoggettare i regni vicini.
Vale la pena compiere una breve deviazione e proseguire per un centinaio di metri in direzione della pagoda bianca di Hsinbyume, uno splendido edificio sacro costruito nel 1816 su modello del monte Meru, la montagna sacra della tradizione buddhista e induista.
Informazioni pratiche
Spostarsi a Mandalay
La piatta orografia di Mandalay suggerirebbe pacifiche passeggiate in bici per raggiungere i luoghi di interesse presentati in questo articolo. La cruda realtà ci rammenta del traffico caotico e indisciplinato di molte grandi città del sud-est asiatico. Questione di punti di vista comunque, visto che le regole ci sono, eccome, siamo noi occidentali che facciamo fatica a coglierle. Così per non mettere a repentaglio la nostra e altrui sopravvivenza suggerisco di evitare mezzi autonomi, come bici e motorini e affidarvi invece a un più sicuro noleggio con conducente.
Questo vale sia per le due che per le quattro ruote. I conducenti di mototaxi stazionano davanti a ostelli e alberghi e nei principali luoghi turistici. Una soluzione semplice ed economica per raggiungere mete in città. In alternativa potete optare per taxi, più costosi, ma con il vantaggio di poter dividere con altri viaggiatori il costo della corsa.
Dal lago Inle a Mandalay
La soluzione più veloce per raggiungere Mandalay dal lago Inle è l’aereo. I costi non sono proibitivi e il viaggio regala panorami spettacolari. L’aeroporto più vicino al Lago Inle è quello di Heho, a 30 Km dalla città di Nyaungshwe, sulle sponde del lago.
Senza dubbio più economici i bus turistici in partenza da Nyaungshwe con più corse al giorno. Di solito al mattino, pomeriggio e sera. La durata del viaggio è di circa otto ore.
Da Mandalay a Bagan
Il percorso da Mandalay a Bagan può essere compiuto con i seguenti mezzi di trasporto:
• aereo (1h ca.)
• battello (12h)
• autobus (5h)
La scelta è ovviamente a discrezione del viaggiatore. Da tenere presente i costi, piuttosto alti, della crociera via fiume. L’aereo, se prenotato con un certo anticipo, è un’ottima soluzione, dati i prezzi contenuti. L’autobus resta l’opzione più economica per gli spostamenti.
Note
1 Mandalay History, Wiki (en), 25 marzo 2021, da https://en.wikipedia.org/wiki/Mandalay#History↵
2 Sono figure mitologiche simili a leoni. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Chinthe↵
3 Kuthodaw Paya, Wiki (en), 25 marzo 2021, da https://en.wikipedia.org/wiki/Kuthodaw_Pagoda#Annexation_and_desecration↵
4 Tempio Mahamuni Storia recente, Wikipedia L’enciclopedia libera, 25 marzo 2021, da https://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_Mahamuni#Storia_recente↵