La città più sacra dell’Asia centrale è stata per secoli un faro della cultura e della tradizione. Un luogo dove convergevano, seguendo le antiche vie carovaniere, mercanti e viaggiatori, intellettuali e artisti. Bukhara ha nutrito, al pari di Samarcanda e Khiva, l’immaginario occidentale sui tesori e le meraviglie della Via della Seta. Prima dell’avvento dell’Islam l’oasi di Bukhara è stata abitata da comunità buddiste e zoroastriane e, a partire dal IX secolo, divenne capitale dell’impero Samanide. Avrebbe ricoperto un ruolo di primo piano nella mutevole geografia politica dell’Asia centrale, diventando un centro culturale e religioso di primaria importanza.
Testimonianza di questo Rinascimento intellettuale le sue numerose madrase, ancora oggi presenti in città, luoghi di interesse storico e artistico.
Le mura dell’Ark di Bukhara, l’antica fortezza sede del potere centrale dell’emiro, ricordano il ruolo strategico avuto dalla città nel Grande Gioco della politica internazionale. Nell’estate del 1920 le truppe dell’Armata Rossa avrebbero decretato la fine dell’antico potere dei khan di Bukhara, mettendo in fuga l’emiro e conquistando la città. Distrutta e ricostruita più volte Bukhara ha saputo comunque custodire fino a oggi uno dei più importanti patrimoni architettonici e artistici di tutta l’Asia centrale.
Perfino Gengis Khan ha esitato di fronte all’imponente Minareto di Kalyan che ancora oggi svetta nel centro storico di Bukhara come testimonianza del suo glorioso passato.
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L’Ark di Bukhara
Ci si sente piccoli, quasi insignificanti di fronte alle grandiose mura dell’Ark di Bukhara. Una sensazione simile a quella provata da ambasciatori, mercanti e viaggiatori che a piedi varcavano le poderose mura, alte più di quindici metri, a difesa del cuore del khanato di Bukhara. La fortezza ospitava i palazzi dell’emiro e quelli del primo ministro, gli edifici adibiti alle guardie, le prigioni e le sale della tortura. Fonti storiche fanno risalire la fondazione della fortezza al V secolo d. C. Più volte distrutta e ricostruita, l’Ark è stata la sede del potere politico del khanato fino all’invasione bolscevica del 1920.
Da allora la città fortificata è caduta in disgrazia. I suoi palazzi con le sontuose sale del sovrano sono state abbandonate e molti edifici sono in rovina. La parte più antica dell’Ark è la Corte per le udienze e le incoronazioni, mentre le antiche sale reali sono state trasformate in musei che ripercorrono la storia della città sacra dell’Asia centrale. Meno estesa e ancor meno vibrante di persone rispetto al Khuna Ark di Khiva, la storica fortezza di Bukhara è una testimonianza di quanto siano vane le pretese umane di ricchezza e onnipotenza. Come ci ricorda Percy B. Shelley nella poesia Ozymandias:
Piazza di Lyabi Khause
Poco meno di due chilometri a sud-est dell’Ark la piazza di Lyabi Khause circondata da gelsi e rinfrescata da un’enorme vasca di pietra è un luogo ameno dove sostare prima di riprendere la visita verso il complesso religioso del Po-i-Kalyan. La cisterna risalente al XVII secolo è una delle pochissime[2] strutture di questo tipo ancora funzionanti nella città di Bukhara. Più di un secolo fa ce n’erano oltre duecento. Luoghi d’incontro, di gioco e socializzazione che dopo la conquista bolscevica furono prosciugate in un piano di canalizzazione idrica più attento all’igiene e all’urbanistica che non alle tradizioni degli abitanti.
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Complesso del Po-i-Kalyan
Al pari del Registan di Samarcanda il Po-i-Kalyan di Bukhara costituisce uno dei più grandiosi esempi architettonici dell’Asia centrale. Il luogo in cui oggi sorgono il minareto di Kalyan e l’omonima moschea fu utilizzato in epoca pre-islamica dagli adoratori del fuoco, i seguaci di Zorohastro. Gli antichi edifici furono distrutti e sostituiti da complessi religiosi islamici a patire dal 713 d. C., ma le nuove moschee avrebbero avuto vita breve, rase al suolo dalle orde mongole guidate da Gengis Khan nel XII secolo. Alla furia distruttrice degli invasori nomadi sarebbe sopravvissuto solo il minareto di Kalyan. Di fronte alla torre in mattoni più alta dell’Asia lo stesso khan dei mongoli avrebbe ordinato alle proprie truppe di non avanzare, stupito e meravigliato alla vista di una costruzione tanto grandiosa.
Minareto Kalyan
La torre rastremata del minareto di Kalyan è stata per secoli uno degli edifici più alti dell’Asia centrale. Con i suoi 45 metri di altezza e un diametro di sei alla base, il minareto di Kalyan è senza dubbio la struttura più impressionante del complesso architettonico del Po-i-Kalyan di Bukhara. L’accesso alla sommità della torre, da cui il muezzin chiamava i fedeli alla preghiera, è formato da una stretta scala a chiocciola in pietra. Nella facciata esterna 14 fasce di piastrelle smaltate, con motivi diversi, avvolgono la torre dal basso verso l’alto. Oltre alla sua funzione religiosa, il minareto di Kalyan ha svolto fino agli inizi del XX secolo, un ruolo ben più drammatico e inquietante.
Conosciuto anche come Torre della Morte dalla sua sommità venivano eseguite le condanne dei prigionieri, gettati dall’alto del minareto senza possibilità di appello.
Moschea Kalyan
Simile per dimensioni alla grandiosa moschea Bibi-Khanyam di Samarcandaquella di Kalyan a Bukhara fu ultimata nella prima metà del XVI secolo con 288 cupole a copertura delle gallerie interne e la coloratissima cupola centrale che sormonta la moschea. L’edificio sacro è situato in pieno centro città, poco meno di duecento metri a sud dell’Ark di Bukhara. Una breve passeggiata per raggiungere uno dei complessi religiosi più sacri dell’Asia centrale, in un viaggio lungo la via della seta dove le antiche tradizioni carovaniere si intrecciano alla storia culturale e archeologica della città di Bukhara. Per secoli faro della scienza, dell’arte e della letteratura nel mondo islamico dell’Asia centrale.
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I bazar di Bukhara
Un centinaio di metri a ovest della piazza di Lyabi Khause (link interno) si accede al cuore commerciale della città di Bukhara. Un dedalo di vicoli e gallerie, minuscoli mercati che per secoli hanno definito l’identità della città dell’Uzbekistan al pari delle sue madrase e moschee. È qui che convergevano merci provenienti dall’estremo oriente, come pelli e seta e da qui proseguivano verso occidente: fino ai porti di Antiochia, Costantinopoli e Alessandria. Le cupole a copertura dei bazar di Bukhara, ancora oggi visibili, avevano il compito di convogliare l’aria fresca e facilitare le accaldate contrattazioni dei mercanti. Oggi possiamo ammirare il Taki-Sarrafon (bazar dei cambiavalute), il Taki-Telpak Furushon (bazar dei cappellai) e il Taki-Zargaron (bazar dei gioiellieri). Costruiti nel XVI secolo, quando la città assunse il ruolo di capitale imperiale della dinastia degli Shaybanidi, i bazar di Bukhara hanno perso da tempo la loro funzione originaria. Oggi sono diventati attrazioni turistiche e agli animati commerci dei secoli d’oro della città, quando le contrattazioni potevano andare avanti per giorni, si sono sostituite le più rapide trattative turistiche. I tempi cambiano, c’è poco da fare.
Madrasa di Ulugbek
Più appassionato alla matematica e all’astronomia che non alla politica il sovrano timuride Ulugbek, nipote di Tamerlano, dette avvio a una campagna di reclutamento dei più famosi artisti, intellettuali e scienziati islamici che trovarono ospitalità presso la sua corte, a Samarcanda. È durante il governatorato della città che costruì l’osservatorio che porta il suo nome, mentre a Bukhara troviamo testimonianza della sua attività edilizia con la madrasa di Ulugbek, la più antica della città e l’unico edificio rimasto in piede dell’epoca timuride. Terminata nel 1417 la struttura va inquadrata all’interno del contesto storico e sociale in cui fu costruita. Un periodo di grande fermento intellettuale, paragonabile al nostro Rinascimento[3], quando Bukhara e Samarcanda fiorirono come nodi di una fitta rete di scambi culturali tra est e ovest.
Le madrase rappresentavano luoghi di studio, non solo della religione islamica, ma spazi di sapere dove gli studenti potevano approfondire nozioni scientifiche e astronomiche. Quella di Ulugbek a Bukhara è la più antica madrasa di tutta l’Asia centrale. Una testimonianza di quanto le città dell’Uzbekistan siano state per secoli centri fondamentali per la diffusione del cultura.
Madrasa di Abdul Aziz Khan
La competizione tra re può sfociare in guerre e devastazioni, certo, ma anche in splendidi edifici come la madrasa di Abdul Aziz Khan, fatta costruire nel XVII secolo dall’omonimo sovrano. L’intenzione era quella di superare in bellezza e grandiosità quella di Ulugbek, ma la decorazione della madrasa non fu terminata, perché il sovrano venne detronizzato prima. Nonostante questo dettaglio, quello che resta oggi è un edificio splendido, impreziosito da raffinate ceramiche colorate, piastrelle smaltate, affreschi in alabastro che ne fanno uno dei momenti più alti dell’architettura islamica in Asia centrale. Facile poi confrontare la madrasa di Abdul Aziz Khan e quella di Ulugbek, visto che si trovano l’una di fronte all’altra, non lontano dal Taki-Zargaron, il bazar dei gioiellieri. Sta a voi valutare se Abdul Aziz Khan sia riuscito effettivamente nel proprio intento: superare in bellezza la più antica madrasa di Bukhara.
Mausoleo di Ismail Samani
Non fatevi ingannare dalle ridotte dimensioni del mausoleo di Ismail Smani, perché questa modesta struttura è uno degli edifici più importanti di Bukhara. Costruito nel X secolo d. C. il mausoleo fu risparmiato dalle orde mongole perché già all’epoca scomparso sotto montagne di detriti alluvionali. Come testimonianza dell’epoca samanide, il mausoleo di Ismail Samani rappresenta un unicum, vista la proibizione sunnita di costruire mausolei sopra i luoghi di sepoltura.
Dal punto di vista architettonico accoglie nei suoi elementi aspetti tipici[4] della tradizione zoroastriana e di quella islamica riconducibili alla Persia e alla penisola arabica. Nella sua forma a cubo ricorda la Kaaba a La Mecca e la sacralità del luogo è testimoniata dai frequenti pellegrinaggi dei devoti.La visita al mausoleo di Ismail Smani offre la possibilità di una piacevole passeggiata tra gli alberi del parco a breve distanza dalla vasca di Lyabi Khause.
La città dei morti di Chor Bakr
La necropoli di Chor Bakr si trova sei chilometri a ovest di Bukhara, ai confini esterni dell’abitato di Kalaya. La città lascia spazio alla campagna, campi coltivati fiancheggiano l’antica Città dei morti di Chor Bakr che la tradizione attribuisce come luogo di sepoltura di Abu-Bakr-Said, uno dei quattro discendenti di Maometto. Il complesso fu costruito a partire dal XVI secolo, per volere del sovrano Abdulla khan II ed è formato da 25 costruzioni, tra cui una moschea, un minareto e altri monumenti minori.
Il luogo è ben tenuto e costituisce una piacevole escursione al di fuori dei tradizionali itinerari nella città di Bukhara. Roba di In Asia Travel.
Come arrivare a Bukhara
Qui di seguito riportiamo le distanze tra Bukhara e i principali luoghi d’interesse dell’Uzbekistan:
- distanza Bukhara – Samarcanda: ca. 430 Km
- distanza Bukhara – Tashkent: ca. 269 Km
- distanza Bukhara – Khiva: ca. 560 Km
Da Samarcanda a Bukhara
Le opzioni di viaggio per chi decide di raggiungere Bukhara da Samarcanda sono essenzialmente tre: treno, autobus e taxi collettivi.
La linea ferroviaria che collega Taskhent a Bukhara effettua fermate a Samarcanda con una durata complessiva (Samarcanda-Bukhara) di circa 3 ore. Al momento della pubblicazione di questo articolo erano disponibili quattro corse al giorno.
In alternativa ci sono sia autobus privati che taxi collettivi che collegano la città di Samarcanda a Bukhara. Tenete presente che gli autobus effettuano una corsa diretta fino a Samarcanda (ca. 3 ore e mezza), mentre nel caso dei taxi collettivi dovrete cambiare a Navoi, 170 chilometri a ovest di Samarcanda.
Da Khiva a Bukhara
Questione un poco più complessa arrivare da Khiva a Bukhara, visto che dovrete raggiungere prima la vicina Urgench e da qui proseguire in direzione di Bukhara. Il treno Khiva-Bukhara impiega 8 ore e 30 minuti ed è importante verificare, prima della partenza, un eventuale cambio treno a Urgench, per evitare di ritrovarsi chissà dove in Uzbekistan.
Ci sono poi i taxi collettivi, con cambio a Urgench e gli autobus privati che collegano direttamente Khiva a Bukhara. In quest’ultimo caso i biglietti possono essere acquistati direttamente presso gli ostelli o gli alberghi dove alloggiate.
Note
1 Ozymandias (poesia) Testo, Wikipedia L’enciclopedia libera, 16 dicembre 2020 da https://it.wikipedia.org/wiki/Ozymandias_(poesia)↵
2 Lyab-i Hauz, Wikipedia (en), 16 dicembre 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/Lyab-i_Hauz↵
3 P. Frankopan, Le vie della seta. Una nuova storia del mondo, Oscar Mondadori, 2017, Milano↵
4 Mausoleo di Ismail Samani Architettura, Wikipedia L’enciclopedia libera, 16 dicembre 2020, da https://it.wikipedia.org/wiki/Mausoleo_di_Ismail_Samani#Architettura↵