Una città di templi colossali fiorita per oltre due duecento anni (IX-XII) lungo le sponde orientali del fiume Irrawaddy. All’apice della sua potenza politica e religiosa, Bagan in Myanmar contava oltre diecimila edifici religiosi in legno e mattoni, dodici porte monumentali, stupa e templi tra i più colossali e imponenti di tutto il sud-est asiatico. Nello stesso periodo più a oriente venivano costruiti i templi di Angkor. Fu re Pyinbya a fortificare nella seconda metà del IX secolo la città stato di Bagan, dando inizio a un regno la cui massima estensione avrebbe coinciso con gli attuali confini del Myanmar. Il regno Bagan è così visto oggi, dalla giunta militare sempre pronta a cercare giustificazioni ideologiche per il proprio potere, come il nucleo originario da cui far risalire l’attuale potere politico e militare.
Eppure se guardiamo alla storia di Bagan ci accorgiamo che l’antica città di Arimaddana Pura, questo il suo nome originario, fu un regno dove convissero per secoli orientamenti religiosi e filosofici diversi, dal Buddhismo Theravada al Vishnuismo. Sotto il regno di Alaungsithu (1112 – 1167) Bagan diventò un importante centro commerciale sia fluviale che terrestre, un punto di incontro di filosofi, astrologi, letterati e medici, oltre che di merci. Nel corso dei duecento anni di regno l’impero di Bagan in Birmania attirò monaci e intellettuali dal lontano Sri Lanka e dal vicino impero Khmer. Un regno cosmopolita che poco ha a che vedere con i decenni di isolazionismo a cui la giunta militare birmana ha costretto il Paese con drammatiche conseguenze sociali ed economiche.
I templi di Bagan sono stati costruiti nell’arco di duecento anni, dall’XI al XIII secolo quando le armate di Gengis Khan posero fine all’impero nel 1287; dieci anni dopo la definitiva caduta per opera della dinastia Myinsaing. Molto probabile, secondo gli storici[1], che le truppe mongole non siano arrivate a conquistare la città, ma le incursioni da nord e la pressione del vicino regno Myinsaing segnarono il declino della più importante città stato del Myanmar. La maggior parte degli edifici religiosi ha resistito fino a oggi e l’abilità dei costruttori nell’impiego di mattoni e malta ha consentito ai templi di Bagan di sopportare i terremoti, devastante quello del 1975 e il trascorrere del tempo, ma non gli approssimativi restauri effettuati per ordine dei militari; tanto che con il terremoto del 2016 molti degli affreschi e delle strutture restaurate a seguito del precedente sisma, sono venute giù. Tutto il resto, costruito oltre 800 anni prima, ha resistito con brillante resilienza.
La valle di Bagan è oggi uno dei siti archeologici più spettacolari di tutta l’Asia. Più di 4mila edifici religiosi, tra templi colossali, stupa minori e incredibili pagode si estendono per 10 chilometri quadrati a est del fiume Irrawaddy. I templi di Bagan offrono un panorama unico sull’arte e l’architettura del Myanmar nel suo momento di massimo splendore. Una tappa imprescindibile per un viaggio in Birmania, un avventuroso tour per ammirare i resti di uno dei più grandi imperi del sud-est asiatico.
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Bagan Birmania: mappa
La mappa di Bagan che vedete in basso riporta l’ubicazione di tutti i templi descritti in questo articolo. Ovviamente si tratta solo di una piccolissima parte del complesso di edifici religiosi presenti nella valle di Bagan. Segnalarli tutti ci è parso, oltre che un lavoraccio, anche inutile ai fini di un eventuale viaggio a Bagan, visto che a seconda degli interessi personali un’esplorazione dell’area archeologica può essere personalizzata sia nella durata che nelle modalità di visita. Abbiamo così voluto presentare in questa mappa di Bagan i templi principali, lasciando poi al lettore la libertà di approfondire eventuali dubbi o domande contattandoci all’indirizzo info@inasiatravel.com.
Visitare Bagan: consigli di viaggio
I templi di Bagan sono ancora oggi luoghi sacri e meta di pellegrinaggio da ogni parte della Birmania. Per questo l’accesso agli edifici religiosi richiede un abbigliamento adeguato e un atteggiamento rispettoso nei confronti dei pellegrini. Le calzature e calzini non sono ammesse, così come pantaloncini sopra il ginocchio.
Essenziali durante la visita cappellino e occhiali da sole oltre a una crema protettiva visto che il sole da queste parti è molto intenso. Il parco archeologico è situato in un’ampia pianura con poca vegetazione a offrire riparo dai raggi solari.
Visto che in molti templi l’illuminazione interna è scarsa, garantita solo da candele e da minuscole finestre, per ammirare al meglio gli splendidi affreschi dei templi, sarà necessario portare con voi una torcia. Se la dimenticate, nessun problema, potrete acquistarla a buon mercato nei vari shop di Bagan.
I templi di Bagan
Pagoda Shwesandaw
Situata ai confini meridionali della Città vecchia di Bagan, la pagoda Shwesandaw è un edificio monumentale, la cui imponente struttura avrebbe funzionato da esempio per la costruzione degli stupa successivi. Al suo interno, leggenda vuole che sia custodito un capello del Buddha, donato a re Anawrahta come omaggio per l’aiuto concesso al sovrano di Bago. Nella valle di Bagan tra i tanti templi presenti, l’imponente struttura della pagoda Shwesandaw costituisce un punto di riferimento costante e una postazione ideale per osservare il tramonto al di là delle rive del fiume Irrawaddy che scorre qualche chilometro più a ovest. Le varie terrazze della pagoda, costruita sotto il regno di Anawrahta Minsaw nel 1057, considerato il fondatore dell’impero birmano, erano un tempo impreziosite da migliaia di piastrelle smaltate raffiguranti scene della Jataka[2], la maggior parte delle quali sono andate distrutte.
Pagoda Shwezigon
L’edificio che sorge a nord della Città Vecchia, duecento metri a est del fiume Irrawaddy, è una delle più antiche pagode della valle di Bagan e uno degli edifici simbolo dell’area archeologica. La sua struttura monumentale, piuttosto moderna nelle linee, richiama alla mente altri edifici simili, in particolare le pagode che abbiamo incontrato nel nostro articolo sulla città di Yangon, ex capitale del Myanmar. Al suo interno, come nel caso della pagoda Shwesandaw, sono presenti reliquie sacre del Buddha provenienti dallo Sri Lanka: c’è chi dice un dente, per altri una clavicola del Gautama. La costruzione di uno dei templi simbolo di Bagan iniziò nell’XI secolo sotto il regno di Anawrahta e venne ultimata dal figlio Kyansittha nel 1102[3].
Tempio di Gu Byauk Gyi
Più contenuto nelle dimensioni rispetto ai due templi precedenti, quello di Gu Bayuk Gyi vanta al proprio interno i più antichi affreschi a oggi conservati nella valle di Bagan, ispirati a scene della Jataka. Con un curioso mix di architettura in stile Mon e Indiano, un esempio dell’influenza hindu è rappresentato dallo sikhara collocato sulla sommità del tempio, il Gu Byauk Gyi, come altri degli edifici più antichi di Bagan, presenta finestre piccole e incassate, per creare negli ambienti interni un’atmosfera raccolta e misteriosa. Un’accortezza che verrà in parte abbandonata nei templi più recenti, facenti parte dell’ultimo periodo del regno.
Tempio di Htilominlo
Tra i templi di Bagan, quello di Htilominlo, è uno degli esempi più raffinati dell’ultimo periodo di regno, voluto da re Htilominlo qualche decennio prima della definitiva fine dell’impero. Di struttura imponente con i suoi 46 metri di altezza e capace di regalare splendidi scatti fotografici al tramonto, quando il sole colpisce i mattoni rossi della struttura, ospita all’esterno alcune raffinate statue in stucco, mentre gli interni sono impreziositi da eleganti affreschi.
Tempio di Ananda
Se, nella valle di Bagan, siete alla ricerca di un tempio davvero spettacolare dirigetevi a est della città vecchia, qualche chilometro a sud della monumentale porta di Tharaba. Qui vi accoglierà uno degli edifici religiosi più impressionanti dell’area archeologica, capolavoro del primo periodo dell’architettura Bagan. Come nel caso del tempio di Gu Byauk Gyi, anche quello di Ananda presenta una fusione di stili Mon e Hindu, con una pianta a croce greca, un unicum rispetto all’architettura precedente. Le finestre stesse, più grandi, consentono una maggiore illuminazione degli spazi interni.
Una volta varcata una delle quattro porte che conducono al tempio di Ananda percorriamo un corridoio dalle volte imponenti fino ad arrivare al cuore dell’edifico sacro: un’area di forma quadrata dove sono collocati, all’interno di quattro nicchie, gigantesche statue del Buddha. Ogni statua realizzata in legno di teak è ricoperta di foglie d’oro e rivolta in direzione di uno dei quattro punti cardinali. Dei quattro Buddha presenti nel tempio di Ananda solo due sono originali, quelli sul lato nord e sud; i restanti due sono copie degli originali andati perduti a causa di un incendio.
Stupa di Mingalar Zedi
Ultima testimonianza dell’architettura Bagan, lo stupa di Mingalar Zedi fu costruito alla fine del XIII secolo, qualche anno prima che le invasioni mongole decretassero la fine del regno. La struttura architettonica dell’edificio ricorda linee e forme della pagoda d’oro di Yangon, edificio religioso simbolo del Paese. Le pareti esterne, realizzate in mattoni, sono ricoperte da centinaia di piastrelle di ceramica raffiguranti le immancabili scene della Jataka. L’ideatore di uno degli ultimi templi di Bagan, il sovrano Narathihapate è ricordato nelle cronache, più che per la sua opera, per la rapidità con cui è fuggito di fronte ai cavalieri mongoli, da cui il soprannome, nient’affatto regale, di Tayok-pyay-min, il re che se la diede a gambe dai cinesi[4].
Tempio Dhammayan Gyi
La mole massiccia, la struttura imponente e la posizione relativamente isolata nella valle di Bagan del tempio di Dhammayan Gyi conferiscono all’edificio un’atmosfera quasi minacciosa, tanto quanto la storia del suo costruttore, re Narathu sovrano di Bagan da 1118 al 1171. L’idea di realizzare il tempio di Dhammayan deve essergli venuta come tentativo di dare una rinfrescata a un karma piuttosto pesante. E infatti i lavori di costruzione cominciarono subito dopo l’uccisione del padre[5], del fratello e della moglie. Il risultato è uno dei templi più grandi di Bagan che, due anni dopo la fine dei lavori, diventerà anche il luogo dove il sovrano troverà la morte a opera di sicari inviati dall’India dal padre della sposa. Uno degli esempi più significarvi di ritorno del karma!
Tragedie a parte il tempio di Dhammayan a Bagan è uno degli esempi migliori per ammirare il livello di specializzazione raggiunto dagli operai nella realizzazione di strutture in mattoni.
Tempio Nathlaung Kyaung
Questo tempio piccolo e compatto risale alle origini del regno Bagan, costruito per volere di mercanti indiani sotto il sovrano Anawratha, fondatore dell’impero. A oggi è l’unico tempio in indù rimasto in piedi nel sito archeologico della valle di Bagan e delle preziose statue di Vishnu custodite nelle nicchie esterne del tempio, non resta più traccia.
Tempio Sulamani
A detta di molti il tempio più bello di Bagan. Proporzioni armoniose e un perfetto equilibrio tra elementi verticali e orizzontali, il tutto sormontato da un raffinato sikhara nella parte sommitale dell’edificio. Il tempio di Sulamani fu eretto per volere di Narapati Sithu, sovrano di Bagan dal 1138 al 1211. Le pareti esterne sono decorate con stucchi e singolari ceramiche verdi e gialle, mentre all’interno si trovano pregevoli affreschi molto ben conservati.
Note
1 Bagan, 9th to 13th centuries, Wikipedia (en), 5 settembre 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/Bagan#9th_to_13th_centuries↵
2 Le Jataka sono una raccolta di 547 storie delle vite anteriori del Buddha storico fonte Wikipedia L’enciclopedia libera, da https://it.wikipedia.org/wiki/J%C4%81taka↵
3 Shwezigon Pagoda, Wikipedia (en), 5 settembre 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/Shwezigon_Pagoda↵
4 Narathihapate, Wikipedia (en), 5 settembre 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/Narathihapate↵
5 Narathu Accession, Wikipedia (en), 5 settembre 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/Narathu#Accession↵