Resilienza e adattabilità, capacità di risollevarsi nonostante attacchi e conquiste, la morte di sovrani e saccheggi. Il carattere di Samarcanda rispecchia il temperamento degli abitanti dell’antica Battriana, fieri e radicati nella loro terra come le radici degli alberi del gelso. Che tra questi alberi e gli abitanti di Samarcanda si possano fare analogie storiche o botaniche appare ancora più evidente dalla storia stessa della città di Samarcanda centro principale della via della Seta e nel corso del Medioevo sinonimo stesso di tutto ciò che di meraviglioso, ricco e prezioso l’Oriente aveva da offrire. Se a un viaggiatore come Marco Polo o Ibn Battuta aveste chiesto cosa vedere a Samarcanda, la risposta sarebbe stata di una semplicità disarmante: Samarcanda.
Questa città dell’Uzbekistan oggi popolata da poco più di 500mila abitanti raggiunse nel XIV secolo, quando fu capitale dell’impero di Tamerlano, un numero di abitanti di molto superiore a quell’odierno, affermandosi come centro religioso, politico e culturale che non aveva eguali in Asia centrale. Non solo le carovane di mercanti provenienti dal deserto del Taklamakan[1] e dall’India, dal nord Africa e dai porti di Genova e Venezia, facevano tappa nei bazar di Samarcanda per acquistare sete e cannella, chiodi di garofano e altre spezie preziose, ma la città stessa fiorì dal XIV al XV secolo diventando punto di riferimento culturale di altissimo livello.
Ma quando la capitale dell’antico impero di Tamerlano fu spostata da Samarcanda a Bukhara, nel XVI secolo, la città venne spogliata del suo ruolo da protagonista, proprio come un’attrice in declino che sopravvive della sua aurea leggendaria e della sua storia intrecciata al mito.
La stessa via della Seta sarebbe diventata un itinerario obsoleto, incapace di competere con i viaggi oceanici. Giganteschi vascelli sostituirono gli infaticabili cammelli della Battriana e i bazar di Samarcanda cominciarono a svuotarsi: la città entrava nelle leggenda al pari di Timbuctu o Angkor Thom.
Quello che resta oggi, il cosa vedere a Samarcanda, sono le testimonianze più preziose di una città che non ha mai smesso di far sognare i viaggiatori che vi arrivano. Oggi come un tempo.
Viaggio sulla Via della Seta
Un itinerario in Uzbekistan sulle tracce di Samarcanda e della grande Via della Seta
Mausoleo di Tamerlano
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Quello che in occidente conosciamo con il nome di Tamerlano, nella città di Samarcanda e in tutta l’Asia centrale, è conosciuto come Timur Lang, Timur lo Zoppo[2]. Una figura storica che, al pari di Gengis Khan, suscitò nell’occidente medievale un profondo terrore. Sulla scia del suo antenato mongolo, Tamerlano spianò palazzi e abitazioni delle popolazioni che resistettero al suo immenso esercito di cavalieri. Ma a differenza del fondatore dell’impero mongolo, fu anche un mecenate appassionato che contribuì ad attrarre a Samarcanda, capitale dell’impero tamiride da lui fondato, artisti e letterati, matematici e astronomi. Il mausoleo di Tamerlano a Samarcanda rappresenta un modello architettonico unico da cui l’architettura moghul avrebbe tratto ispirazione per la creazione di stupefacenti edifici religiosi come il Taj Mahal di Agra.
Il Gur-E-Amir, il mausoleo di Tamerlano a Samarcanda, ospita le spoglie delle più importanti figure dell’epoca timuride, da Tamerlano stesso ai nipoti Mohammed Sultan e Ulugbek così come i corpi del maestro del sovrano, Seyid Sheikh Umar. Una tomba di famiglia poco attenta a questioni di genere e ideata, inizialmente, per ospitare le spoglie dell’adorato maestro di Tamerlano. È attorno alla sua cripta, infatti, che il mausoleo di Gur-E-Amir è stato costruito. Alla tomba del condottiero uzbeko è legata una leggenda molto vicina a una maledizione: Chiunque violi la mia quiete in questa vita o nell’altra, sarà soggetto a inevitabili punizioni e miseria[3].
Questo l’epitaffio sulla lapide di Tamerlano che preoccupò non poco il re persiano Nadir Shah: quando tentò di asportare la lapide la pietra di copertura si ruppe e lui rinunciò all’impresa. Che Tamerlano volesse incutere timore anche da morto la dice lunga sul suo carattere da vivo.
Registan (Città Vecchia)
Al pari del mausoleo di Tamerlano la Città Vecchia entra a far parte del cosa vedere a Samarcanda, in quanto testimonianza preziosa della città in epoca medievale. Quando le orde mongole di Gengis Khan attraversarono le valli e le pianure dell’Uzbekistan fino a Samarcanda rasero al suolo la maggior parte della città. Agli abitanti di Samarcanda fu riservato un trattamento non troppo diverso e le tre madrase che vediamo oggi nella Registan di Samarcanda sono gli edifici storici più antichi di tutta la città. La più antica è quella di Ulugbek, terminata nel 1420, mentre le madrase di Sher Dor e Tillakari risalgono al XVII secolo. Giusto per contestualizzare la cronologia storica, Gengis Khan passò da queste parti nel 1220 e la città sarebbe tornata ai suoi antichi splendori solo nell’epoca di Tamerlano, cento anni dopo l’invasione mongola.
Le madrase erano all’epoca istituti formativi in cui, oltre all’insegnamento dei dettami teologici, si affiancavano materie come la matematica, la filosofia e l’astronomia. Si ritiene che proprio nella più antica madrasa della Registan abbia insegnato matematica lo stesso Ulugbek, nipote di Tamerlano e fondatore dell’antico osservatorio di Samarcanda a lui intitolato. Nella madrasa di Tilla Kari si è colti da un senso di vertigine nell’ammirare le decorazioni in oro dei soffitti, ma del resto ci troviamo a Samarcanda, il gioiello più prezioso sulla via della Seta. E lungo le pareti di una galleria della moschea è possibile seguire un percorso indietro nel tempo attraverso vecchie fotografie in bianco a nero di Samarcanda: consigliatissimo agli animi nostalgici.
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Moschea di Bibi-Khanyam
Con la sua cupola alta 41 metri e le due imponenti facciate la moschea di Bibi-Khanyam a Samarcanda fu considerata per molti secoli l’edificio religioso più grandioso di tutto l’Islam. Alla sua realizzazione contribuirono, con scarso entusiasmo, poco ma sicuro, le popolazioni indiane assoggettate da Tamerlano durante la sua campagna di conquista. Con le ricchezze accumulate il sovrano realizzò una moschea imponente e grandiosa, al pari della Samarcanda del XIV secolo. Le ricchezze profuse nella sua realizzazione non furono pari, però, all’abilità degli architetti incaricati della costruzione. Fin dall’inizio la moschea di Bibi-Khanyam a Samarcanda fu soggetta a seri problemi strutturali[4] e col tempo l’incuria e i terremoti hanno contribuito alla decadenza della struttura.
Oggi la moschea di Bibi-Khanyam, restaurata, è uno dei gioielli di Samarcanda e il gigantesco leggio interno da un’idea di quanto l’edificio dovesse apparire maestoso agli antichi abitanti della città.
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Tour nelle principali città carovaniere sulla Via della Seta, testimoni di storie antiche, mercanti, avventurieri ed esploratori
Mausolei di Shah-i-Zinda
Percorrere la via dei mausolei di Shah-i-Zinda è come ritrovarsi in un luogo leggendario, un balzo indietro nel tempo fino alla storia più antica di Samarcanda. Una necropoli imponente, un luogo sacro di pellegrinaggio, una meta turistica di eccezionale valore artistico e culturale. E tutto questo collocato in poco più di cento metri di lunghezza. Nella parte nord-orientale del complesso di edifici si trova il luogo più sacro; leggenda vuole che qui sia stato sepolto Qusam-ibn-Abbas, cugino di Maometto, giunto in Uzbekistan nel VII secolo per diffondere la dottrina del profeta.
Tra gli edifici presenti nel complesso spicca, per la raffinatezza delle decorazioni e le eccezionali maioliche sulle pareti esterne, il mausoleo di Shadi Mulk Aga, dove sono state sepolte le spoglie della sorella e di una nipote di Tamerlano.
Bazar Siyob a Samarcanda
In prossimità della Registan di Samarcanda, la città vecchia, si trovava l’antico bazar. Una struttura a cupola, risalente al XV secolo, poi distrutta e ricostruita nell’Ottocento. Luogo deputato agli scambi commerciali e non solo, il bazar rappresenta uno spazio sociale dove l’acquisto di merci diventa una delle tante attività. L’antico bazar di Chorsu è stato trasferito in una nuova struttura, senz’altro meno antica della precedente, ma dove è possibile assaporare, oggi come un tempo, l’atmosfera affollata, vociante, amichevole e seducente del principale bazar di Samarcanda. Più di ogni altro luogo il Siyob bazar della città rappresenta un’esperienza di contatto intimo e diretto con gli abitanti del posto che vengono qui ad acquistare ogni genere di prodotti alimentari.
Per chi ama la fotografia un salto al Siyob bazar è una gran bella opportunità, per chi vuole assaggiare il cibo locale una meta necessaria per superare la fame e ripartire in direzione nord verso il nucleo più antico di Samarcanda.
Antico osservatorio di Ulugbek
Il patrocinio di Ulugbek alle attività culturali di Samarcanda si concretizzò sia nella madrasa da lui fondata che nell’osservatorio a lui intitolato. Ulugbek fu un sovrano appassionato delle arti e della cultura, con una particolare predilezione per la matematica e l’astronomia. L’osservatorio di Ulugbek fu costruito tra il 1420 e il 1430 come strumento per dimostrare le teorie sviluppate nella madrasa. La scoperta dei resti dell’osservatorio risale al 1908 e ha rappresentato uno dei ritrovamenti archeologici più significativi del Novecento. Alcune delle principali scoperte compiute nell’osservatorio di Ulugbek, spesso secoli prima dell’occidente cristiano, sono le seguenti:
- calcolo della durata dell’anno solare in 365 giorni, 5 ore, 49 minuti e 15 secondi: il computo attuale è di 25 secondi in più;
- calcolo dell’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre in 23°52’: valore ancora oggi confermato;
- venne stabilita la posizione di 992 stelle fisse con una correzione rispetto ai calcoli di Tolomeo.
Purtroppo della struttura originaria a tre piani voluta dal sovrano-astronomo oggi non resta traccia, in quanto distrutta nel 1448. Quello che resta, frutto della scoperta del 1908, è parte della galleria, scavata sul fianco della collina e orientata lungo il meridiano passante per l’osservatorio[5].
Museo di Afrasiab
Circa 1.700 metri separano l’osservatorio di Ulugbek dalla rovine di Afrasiab che costituisce il nucleo più antico della città di Samarcanda. Gli stessi anni separano la conquista di Afrasiab (329 a. C.) da parte di Alessandro Magno, dall’epoca d’oro della città di Samarcanda quando diventò capitale dell’impero di Tamerlano. Un balzo di oltre mille anni che ci porta dritti verso i resti della leggendaria città, conosciuta dal condottiero macedone come Marakanda e sulla quale già si narravano storie delle incredibili ricchezze che custodiva. Fu Gengis Khan, poco propenso al romanticismo, a fare tabula rasa della Marakanda di Alessandro Magno e quello che resta oggi, purtroppo, della favolosa città, sono alcune fondamenta in rovina e poco altro. Il percorso attraverso i sentieri del parco archeologico richiede un notevole sforzo di immaginazione che può rivelarsi fatale nelle calde giornate estive, ma in compenso il Museo di Afrasiab è il luogo perfetto per seguire il passato della città: dalle sue origini fino all’epoca di Tamerlano.
Le sale del museo ripercorrono la storia di Samarcanda/Afrasiab fin dalla sua fondazione (VII-V secolo a. C.) e ospitano reperti provenienti sia dalla città antica che dal territorio circostante. Statue e spade, antichi manoscritti e strumenti della vita quotidiana costituiscono solo una parte della ricca collezione del museo di Samarcanda. L’affresco della Sala degli Ambasciatori, risalente al VII secolo e custodito nell’antico palazzo reale di Samarcanda, è uno dei reperti più importanti custoditi nel museo di Afrasiab a Samarcanda.
Note
1 Deserto del Taklamakan, il gigante arido lungo la Via della Seta, Terra Incognita, 5 luglio 2020, da https://terraincognita.earth/deserto-taklamakan/↵
2Tamerlano, Wikipedia L’enciclopedia libera, 5 luglio 2020, da https://it.wikipedia.org/wiki/Tamerlano↵
3 Mausoleo di Tamerlano, Eventi successivi, Wikipedia L’enciclopedia libera, 5 luglio 2020, da https://it.wikipedia.org/wiki/Mausoleo_di_Tamerlano#Eventi_successivi↵
4 Bibi-Khanym Mosque, History, Wikipedia (en), 5 luglio 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/Bibi-Khanym_Mosque#History↵
5 Osservatorio Ulugh Beg, Wikipedia L’enciclopedia libera, 5 luglio 2020, da https://it.wikipedia.org/wiki/Osservatorio_di_Ulugh_Beg#Descrizione↵