Arrivo all’aeroporto di Yangon, ritiro i bagagli e salgo sulla vettura che mi accompagnerà al mio alloggio. Niente di nuovo rispetto a tanti altri viaggi che ho compiuto nel sud-est asiatico. Eppure non è proprio così. Posso fare paragoni, certo, ma qui nell’ex capitale della Birmania che nel corso dei secoli ha più volte cambiato nome ed identità, c’è una differenza sostanziale.
Yangon e la Birmania tutta si è aperta da poco al turismo, per ragioni terribili e drammatiche il Paese è rimasto chiuso e impenetrabile.
Suggestione, mia, certo, ma ho come la sensazione di muovermi in un contesto sociale, umano ed economico che in qualche misura sento non appartenermi del tutto. Questo vale per l’intero sud-est asiatico per culture e tradizioni così diverse dalle nostre. Ma nell’ex capitale della Birmania, a Yangon sembra davvero di tornare indietro nel tempo. Perdonate l’espressione piuttosto abusata, ma è la sensazione che ho provato.
I tanti edifici coloniali, molti in rovina, altri in fase di restauro. La maestosa pagoda d’oro Shwedagon Paya che segna il centro e l’anima della città da oltre mille anni. Il mercato di Bogyoke Aung San, uno dei più affascinanti e suggestivi di tutto il sud-est asiatico. E poi l’immancabile street food che non ha niente a che vedere con quello ben più occidentalizzato che troviamo a Bangkok o Phnom Penh.
Mi accorgo di aver scritto tutto questo trattenendo il respiro, ricordando quel primo splendido incontro con la città di Yangon.
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Un po’ di storia
Situata alla confluenza di due fiumi, il Bago e lo Yangon River, la città nacque come piccolo villaggio di pescatori nel XI secolo d.C.
Furono i popoli di etnia Mon a fondarla con il nome di Dogon e ancora oggi questo gruppo occupa gran parte dell’area lungo le coste del Golfo di Martaban. Trenta chilometri a sud della città di Yangon.
Nel 1775 il sovrano Alaungpaya conquistò la città cambiandole nome nell’attuale Yangon. La dinastia Konbaung, di cui il re faceva parte, mantenne il possesso della città fino alla guerra anglo-birmana (1824-1855).
I britannici forse per coerenza con le conquiste precedenti, forse perché non riuscivano a pronunciarne il nome sottoposero la città a un nuovo cambio di identità, ed è così che nacque Rangoon.
Fu con la dominazione inglese della Birmania che Rangoon si sostituì a Mandalay, l’antica capitale, come centro amministrativo di tutto il Paese. Chiara dimostrazione coloniale di chi fosse veramente al potere. I conquistatori affidarono poi all’ingegnere militare Alexander Fraser il compito di creare un nuovo quartiere lungo l’area del delta del fiume Yangon. Nella seconda metà dell’Ottocento, la nuova città di Rangoon possedeva gli stessi servizi pubblici e le stesse infrastrutture della lontana capitale dell’Impero britannico.
Ed è questa città che un viaggiatore d’eccezione come George Orwell descrisse nei suoi Diari Birmani, mentre studiava per diventare ufficiale della polizia Imperiale Britannica.
Con l’indipendenza dagli inglesi ottenuta nel 1948, la città divenne capitale della Birmania e tale fu anche dopo il golpe della giunta militare salita al potere nel 1962. Da questa data in poi la storia della Birmania ha seguito una rotta che ha portato il Paese a una chiusura maggiore rispetto all’esterno e a farne le spese è stato soprattutto il popolo birmano.
La giunta ha spostato nel 2015 la capitale da Yangon a Naypyidaw, città nata da zero per la volontà dei militari che volevano un luogo segreto, nascosto, per governare. Spesso paranoia e potere vanno di pari passo.
È per questa ragione che oggi ci riferiamo a Yangon come ex capitale della Birmania che resta pur sempre l’anima del Paese e la città più popolata e vivace del Myanmar. Con i suoi 5milioni di abitanti, le sue sale cinematografiche, le sedi di giornali e televisioni.
E in parte Yangon è la stessa città incontrata da George Orwell quando sbarcò nel sud-est asiatico. Più vecchia, ma non certo più stanca.
Quando andare a Yangon: clima e temperatura
Yangon si trova più o meno al centro della Birmania. Il clima tropicale, tipico di quest’area geografica, è fortemente influenzato dai monsoni.
Possiamo così distinguere tre stagioni principali in cui vistare Yangon:
- Il periodo premonsonico da Febbraio a Maggio in cui le temperature iniziano a salire;
- Il periodo monsonico da Maggio a Ottobre quando arrivano le piogge provenienti da sud;
- Il periodo fresco e secco da Novembre a Febbraio quando il caldo è piacevole e il clima è relativamente fresco.
Per scegliere il periodo migliore per visitare Yangon è bene tenere presente che le piogge tipiche del periodo monsonico arrivano da sud e occorre del tempo prima che raggiungano la città di Yangon. Tuttavia anche nel pieno del periodo monsonico, la regione centrale occupata da Yangon e dalla capitale Nyawapad risulta essere protetta dagli eccessi di pioggia e calore che si registrano nel sud del Paese.
Data la posizione geografica di Yangon i mesi ideali per una vista della città vanno dalla metà di Novembre al mese di Maggio.
Come arrivare a Yangon
L’aeroporto internazionale di Yangon è situato a circa dieci chilometri dalla città. Gestisce sia voli internazionali che domestici.
Le rotte internazionali collegano, con scalo, le città di Milano e Roma a Yangon, ma in alcuni casi può essere utile valutare anche opzioni alternative.
Scegliere ad esempio una rotta che faccia scalo a Bangkok e da qui prendere un volo per Yangon. Vi propongo questo itinerario alternativo per un viaggio a Yangon, visto che in alcuni casi la tratta Milano/Roma, Yangon può risultare particolarmente onerosa in termini economici. Difficile penetrare nelle logiche delle compagnie aeree.
Da Yangon partono inoltre numerosi voli domestici diretti a Mandalay, l’antica capitale. Oppure potreste pensare di dedicare qualche giorno alla visita di Yangon e poi prendere un volo interno e fare rotta per la cittadina portuale di Dawei. Non lontano da qui troverete alcune delle più belle spiagge del Myanmar: Maungmagan e Tizit.
O ancora potreste approfittare di un volo da Yangon per raggiungere Myeik, porta di accesso a una splendida crociera delle Isole Mergui.
E perché non seguire un itinerario avventura nel nord della Birmania. In cinquanta minuti di volo potete raggiungere da Yangon la cittadina di Loikaw (via terra ci vogliono più di otto ore!), infilarvi le scarpe da trekking e visitare i villaggi tribali dove i Kayan vi accoglieranno con i loro piatti tradizionali.
Le alternative per un viaggio a Yangon con estensione mare o montagna ci sono tutte e i voli interni sono un’ottima opportunità che molto spesso fa risparmiare sia tempo che denaro.
Pensateci su.
Visitare Yangon: cosa vedere e fare in città
Shwedagon Paya: la pagoda d’oro
Leggenda vuole che la pagoda d’oro di Shwedagon Paya risalga addirittura a 2500 anni fa, costruita ancora prima della morte del Buddha avvenuta nel 486 a. C. Situata sulla collina di Singuttara, il suo profilo domina la città di Yangon, tra il Kandawgy Lake, a est e il Theingottara Park ad ovest. Un gioiello d’incomparabile bellezza e uno degli edifici religiosi più sacri di tutta la Birmania. Alla sommità della Shwedagon Paya l’hti (ornamento finale della maggior parte delle pagode birmane) impreziosito da 13.153 lamine d’oro. All’apice della struttura una banderuola aurea con incastonati 1100 diamanti e 1683 pietre preziose. C’è da restare abbagliati di fronte a tanta stupefacente bellezza; vale la pena sedersi per un attimo, alzare lo sguardo e ammirare la struttura che si eleva dalla piattaforma su cui sorge, fino a un’altezza di 98 metri. La sacralità di questo luogo è testimoniata da ciò che custodisce al proprio interno: le reliquie di quattro dei sette Buddha dell’antichità. Una ciocca di capelli per ognuno di loro: Kakusandha, Kanagamana, Kassapa e Siddharta Gautama. All’area su cui sorge la Shwedagon Paya insieme ad altre decine di edifici sacri si accede percorrendo delle scalinate coperte con soffitti finemente intarsiati e colonne dorate.
Pagoda Sule
Questa pagoda è seconda per importanza nella città di Yangon solo a quella di Shwedagon. La posizione della Pagoda Sule è così centrale nella città, che oggi si è trasformata, ahimè in una vera e propria gigantesca rotatoria.
All’epoca della dominazione britannica il piano urbanistico di Rangoon si sviluppò attorno a questo edificio sacro. La forma della Pagoda Sule è decisamente singolare, visto che la sua pianta ottagonale differisce da quella dei tanti stupa presenti in Birmania. La sommità raggiunge i 46 metri di altezza e così come per la Shwedagon Paya, al vertice della Pagoda Sule troviamo una guglia dorata tempestata di centinaia di pietre preziose.
Decisamente meno affollata della precedente, la Pagoda Sule regala un’atmosfera più raccolta e intima. Il momento migliore per visitarla è al tramonto quando i raggi di sole ne illuminano la superficie impreziosita da centinaia di lamine dorate, regalandoci uno spettacolo di incomparabile e suggestiva bellezza.
Yangon e il patrimonio coloniale
La città di Yangon conta un patrimonio di oltre 190 edifici storici. Tra questi le numerose pagode e le tante strutture religiose, così come una grande quantità di edifici di epoca coloniale. Consapevole dell’importanza di questo patrimonio storico la città di Yangon ha deciso di proteggerlo con una speciale legge. Uno dei fiori all’occhiello del patrimonio coloniale è il Pegu Club costruito dai britannici nel 1882, prima ancora che il Paese venisse occupato. Ben più maestosa la struttura che ospitava il Segretariato in epoca coloniale. I lavori di costruzione furono terminati nel 1905 e l’edificio occupa un intero isolato tra Thien Phyu Road e Bo Aung Kyaw Street. C’è poi il celebre Strand Hotel che sorge in un ampio viale sul lungofiume. Costruito nel 1901 è ancora oggi uno dei più conosciuti e famosi di tutto il sud-est asiatico. In Pansodan Street incontriamo il Soafer Building realizzato nel 1906 per volere dei fratelli Isaac e Meyer Soafer che qui aprirono un emporio commerciale. Per molti anni abbandonato a sé stesso, ospita oggi una galleria d’arte e il Gekko, uno dei ristoranti più conosciuti di Yangon.
Bogyoke Aung San Market
Appassionati di shopping? Curiosi viaggiatori a cui non dispiace immergersi nel chiasso, nei colori e negli odori dei mercati tradizionali del sud-est asiatico? Oppure amanti della fotografia in cerca di scatti suggestivi? Beh di certo non potete perdervi una visita del Bogyoke Aung San Market. Impossibile uscire da qui senza aver comprato qualcosa. A Yangon è conosciuto anche con il suo vecchio nome, quello di Scott Market, che tra l’altro è anche parecchio più facile da pronunciare. Il nome ufficiale deriva dal padre della patria e genitore del premio Nobel Aung San Suu Kyi.
Costruito nel 1926 conserva un’atmosfera pacata, con venditori gentili e un catalogo di merci del passato e del presente la cui vastità lo fa assomigliare a un museo. Statue di Buddha, anelli di rubini, pantofole di velluto, scampoli di stoffe, borsette in bambù; e poi sgabellini su cui sostare ai numerosi tea shop presenti nel mercato di Bogyoke Aung San. La contrattazione vale, ma evitate di esagerare, visto che i prezzi sono piuttosto onesti e i venditori molto affabili. E se vedete uno di loro sventolare denaro sulla propria mercanzia, non stupitevi. Ha appena concluso un buon affare.
Qualche suggerimento in più per visitare Yangon
Amo molto i viaggi in treno e come avrà notato chi ha percorso il sud-est asiatico, la mia passione qui è piuttosto frustrata. Soprattutto in Laos dove i binari raggiungono l’incredibile estensione di 3,5 chilometri! Più o meno la distanza della ferrovia realizzata dal signor Rail in Castelli di rabbia di Alessandro Baricco. E però a Yangon c’è una ferrovia che dischiude un mondo: quello autentico, ricco di vita e profumi e odori della quotidianità. La Circle Line percorre il perimetro più esterno della città di Yangon in circa tre ore. Circa, perché una volta partiti non è che si sappia con precisione svizzera quando si arriva. Perciò godetevela e assaporate uno spaccato unico di autentica vita birmana.
Street food? Yes!
A Yangon è possibile mangiare a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il cibo è delizioso ed estremamente economico. I luoghi migliori in cui assaporare le specialità gastronomiche locali si trovano lungo la 19° strada e in Maha Bandula Park Street. Se cercate un’area meno frequentata dai turisti potete invece optare per il Night Market di Strand Road. Per gli amanti del cibo indiano, per i vegetariani e vegani in viaggio, il luogo ideale è senza dubbio Little India. Cibo tipico indiano nelle molte bancarelle lungo le strade, e nei tanti ristoranti che affollano l’area.